Superstizioni grammaticali

Autori

  • Adriano Colombo GISCEL Emilia-Romagna

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2704-8128/9998

Parole chiave:

didattica dell'italiano, didattica della grammatica, grammatica italiana

Abstract

Il contributo propone una revisione di alcune distinzioni e regole ripetute senza riflettere nelle grammatiche scolastiche, che, a un esame più approfondito, appaiono prive di fondamento. Un esempio è la distinzione dei “gradi dell’aggettivo”, presentati come fatto morfologico mentre in italiano si tratta di un procedimento sintattico e non specifico dell’aggettivo. Un altro campo problematico è quello dei verbi “servili”, spesso associati ai verbi aspettuali e alle costruzioni fattitive e percettive; in tutti questi casi, si afferma perentoriamente, il verbo reggente e l’infinito formerebbero un predicato unico composto. Questa analisi va incontro ad obiezioni e dovrebbe essere quanto meno problematizzata. Con questi esempi l’autore sostiene l’idea che la grammatica a scuola dovrebbe essere “riflessione” e non “catechismo”.

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Pubblicato

2019-11-20

Come citare

Colombo, A. (2019). Superstizioni grammaticali. Italiano a Scuola, 1(1), 91–104. https://doi.org/10.6092/issn.2704-8128/9998

Fascicolo

Sezione

Discussioni ed esperienze didattiche